Il secondo titolo consecutivo conquistato da Pecco Bagnaia in MotoGP ci consente di fare un parallelismo tra il prototipo Ducati e la magnifica V4 Panigale.
La casa di Borgo Panigale ha dominato la stagione, vincendo nella classe regina del Motomondiale con Bagnaia, in Superbike con Bautista e in Supersport con Bulega. La tripla B ha fatto en plein, lasciando solo le briciole agli avversari. Se considerate che al secondo e terzo posto, nella graduatoria della MotoGP, si sono classificati altri ducatisti è palese che in Emilia abbiano costruito la moto perfetta.
Le Desmosedici hanno lasciato agli avversari appena 3 GP e 2 SP, vincendo con 7 piloti diversi e facendo impazzire i competitor. L’unico che è rimasto a bocca asciutta è stato Luca Marini nel team VR46, neo pilota della Honda HRC. Il mondiale è stato un affare a 2 tra Martin e Bagnaia. Quest’ultimo, a parità di moto, ha fatto valere la maggiore esperienza e sotto pressione non si è spezzato. Le soddisfazioni dei tecnici di Borgo Panigale si sono sostanziate anche nelle categorie delle moto derivate di serie.
Sulla V4 Panigale Bautista ha celebrato il suo secondo mondiale di fila. Bulega, infine, ha festeggiato il suo primo riconoscimento sulla V2 Panigale. Quali sono le differenze rispetto alla Desmosedici? Il prototipo di MotoGP è un concentrato di tecnologia estremo. Il motore della GP23 è V4 a 90° da 1.000 cc con raffreddamento a liquido, distribuzione desmodromica bialbero e 4 valvole per cilindro, per una potenza complessiva di 250 cavalli e una top speed che supera i 350 km/h.
Le Panigale V4 e V4 S presentano 1.103 cc di cilindrata per sprigionare ben 215,5 cavalli a 13.000 giri/min e 123,6 Nm di coppia a 9.500 giri/min. Per la versione V4 R da cui deriva la moto Superbike, con cilindrata ridotta a 998 cc, vanta 218 CV a 15.500 giri/min e 113 Nm di coppia a 12.000 giri/min nella sua configurazione base, ma non ha bisogno di rispettare gli standard delle norme di antinquinamento.
La moto esce fuori dagli standard Euro 5 in pista, montando uno scarico specifico racing ed un olio da gara. In tal modo il bolide arriva a 240,5 CV con 118 Nm di coppia. Sul piano aerodinamico la fotografia della differenza tra SBK e MotoGP l’ha data Bautista che ha provato anche la Desmosedici. Quest’ultima è piena di alette che incollano il missile rosso all’asfalto. Per di più le dimensioni sono diverse. Il peso della Desmosedici è contenuto a 157 kg, grazie al largo uso della fibra di carbonio, ma la moto è molto più massiccia rispetto ad una Panigale.
La versione stradale, in aggiunta, è appesantita da gruppi ottici, specchietti, portatarga, specchietti ed altro, salendo sino 174 kg mentre il peso a secco della V4 R con scarico racing può scendere fino a 167 kg. A livello telaistico, la Desmosedici presenta un classico doppio trave in lega di alluminio, mentre, sempre dello stesso materiale, la Panigale vanta un front frame. Desmosedici GP monta una forcella rovesciata con foderi in carbonio ed un ammortizzatore posteriore della Öhlins, stesso marchio che equipaggia la forcella da 43 e il mono che fa volare le Panigale V4 S e R.
L’impianto frenante di entrambe è Brembo. La Desmosedici dispone di due dischi anteriore in carbonio da 340 mm con pinze a quattro pistoncini e di un disco posteriore singolo in acciaio con pinza a due pistoncini mente le Panigale V4 S e R devono accontentarsi di dischi in acciaio, da 330 mm davanti con pinze radiali a pistoncini. I cerchi da 17″ griffati Marchesini sono invece in lega di magnesio per la regina della MotoGP e in lega di alluminio per il bolide stradale. Entrambe le moto, anche sotto il profilo elettronico, sono pensate per ottenere le più alte prestazioni al mondo.