Pochi modelli hanno reso grande l’Italia a livello motociclistico come quello che stiamo per vedere. Veicolo semplicemente sensazionale.
Il mondo del motociclismo ha spesso abbracciato modelli sensazionali. Veicoli che per fortuna in molti casi sono nati proprio in Italia. Esattamente come nell’automobilismo, anche nel settore delle due ruote l’Italia ha una grande, splendida cultura. Che l’ha portata molto lontana, dalla Vespa alla Ducati, dall’Aprilia alla MV Agusta e via dicendo.
Quest’oggi però parleremo di un altro tipo di motocicletta. Che porta il nome della Cagiva, altro marchio prestigiosissimo, ma che può vantare anche qualche collaborazione di spicco che forse non tutti si aspetterebbero di vedere in ambito motociclistico. Ma le due ruote sanno stupire enormemente, su questo non ci sono assolutamente dubbi. Ed in questo frangente, statene certi: tale mezzo ci ha stupiti eccome.
Prima di approfondire tale strepitoso modello, possiamo comunque dire con estrema certezza che la Cagiva è una casa costruttrice assolutamente splendida. Marchio con sede a Varese, nacque nel 1950 nell’omonimo luogo. Fu fondata da Giovanni castiglioni; anche se originariamente si trattava di una azienda produttrice di minuteria metallica, a partire dal 1978 iniziò a lavorare a più non posso per contribuire in positivo nel mondo delle corse.
Tutto ebbe inizio quando i fratelli Claudio e Gianfranco Castiglioni rilevarono la società AMF-Harley Davidson in liquidazione dandole il nome dell’azienda di famiglia. Tanti successi nel corso del tempo per questo fantastico brand, che qualche anno fa ci regalò pure un modello con i fiocchi. Che, forse, non in molti conoscono.
Cagiva F4, un modello semplicemente straordinario. Venne sviluppato dall’azienda stessa, ma in collaborazione con la Ferrari, tra il 1995 e il 1996. Il nome deriva dalla ‘F’ dell’icona di Maranello, che produsse motore e telaio della motocicletta. Il numero 4 invece sta a rappresentare i cilindri. Tale veicolo doveva prendere parte al mondiale Sbk. Tuttavia, però, non andò mai oltre la versione di prototipo. Non tutti i mali vengono per nuocere, in ogni caso. Il progetto venne rivisto e ciò fu essenziale per dare vita alla MV Agusta F4.
In un certo senso, quindi, MV Agusta ha tratto eccome vantaggio dal prototipo della Cagiva. la F4 era caratterizzata da delle valvole radiali, mentre il cambio era estraibile. Il peso complessivo si attestava sui 186 chilogrammi. Lo stile del mezzo venne affidato a Massimo Tamburini, che aveva già messo mano sulla Ducati 916. Gli venne dato il compito di realizzare linee simili a quelle della Cagiva C594.
Così venne fatto, con Tamburini che riprese carenatura, cupolino, sella e codone della C594. Fu aggiunto un doppio faro anteriore e un proiettore posteriore sul codone. In ogni caso, la moto non venne mai prodotta in serie.
La Cagiva iniziò ad andare economicamente in difficoltà, e la Ferrari fece qualche passo indietro; sia perché insoddisfatta delle prestazioni del motore, sia perché non le interessava più associare il proprio marchio ad un mezzo a due ruote. Il progetto rinacque anni dopo con grande merito dell’MV Agusta. Vennero riviste ciclistica ed estetica di una moto che ha avuto davvero un grande successo. In parte, se vogliamo, grazie proprio alla Cagiva.