Il marchio Buell ha avuto una storia travagliata, fatta di successi e grandi fallimenti alternati tra loro. Questo forse è il suo più grande rimpianto tra tutti!
Diceva una grande leggenda del pugilato che “tutti hanno un piano prima di prendere un pugno in faccia”: questa cosa è vera anche nel mondo dell’economia, soltanto che al posto dei pugni ci sono le spese, le perdite e gli imprevisti che tante volte nel mondo dell’automobile e della motocicletta hanno bloccato sul nascere progetti davvero molto interessanti.
Casi come quello della Tucker Torpedo o della Fiat Stilo ci ricordano che a volte, un progetto nasce con intenti importanti ma finisce o per fallire prima ancora di arrivare sul mercato o semplicemente per causare una perdita di denaro imponente per la casa produttrice che prima o dopo, stacca la spina per evitare di perdere tutto!
Il modello di cui parliamo oggi, presentato da una casa americana dalla storia affascinante quanto complicata, è uno degli esempi perfetti del perchè a volte il tempismo, il marketing ma soprattutto avere una bella base di denaro da spendere prima di avviare un progetto è fondamentale per evitare un fiasco, una figuraccia e di deludere i clienti. Oggi, parliamo della Buell che non è mai nata, un modello che avrebbe potuto cambiare la storia della casa produttrice e non solo la sua, forse.
Morta in partenza
Nel corso del 2007 la casa americana Buell che di lì ad un decennio avrebbe affrontato la prima grave crisi seguita da un clamoroso fallimento emerse dal buio con un progetto interessantissimo: una motocicletta che con Dave Osterman come direttore del progetto avrebbe potuto rivoluzionare in maniera imponente l’intero settore delle due ruote.
Questo progetto venne lavorato in un clima di tale segretezza che solo in seguito sarebbe emerso realmente tra gli appassionati che solo oggi iniziano a parlarne e a riconoscerne la grandezza. In pratica, la casa produttrice aveva intenzione di costruire una motocicletta da cross chiamata Buell Griffin dotata di alcune caratteristiche mai viste prima: innanzitutto, alcuni componenti come la forcella erano stampati in 3D una pratica oggi diffusa ma ai tempi semplicemente fantascientifica!
Innovazioni incredibili culminante nel telaio in alluminio realizzato in un singolo pezzo che conteneva anche il serbatoio, una soluzione che presumibilmente avrebbe ottimizzato tantissimo i tempi di assemblaggio e le spese per la produzione di ogni singolo modello. Tutto eccellente se non fosse che la grave crisi finanziaria attraversata dal marchio, prossimo appunto al primo fallimento, avrebbe tolto fondi al progetto fino ad affossarlo del tutto. Ad oggi rimane solo un “mulo” funzionante della motocicletta, utilizzabile in pista e che ci fa riflettere su cosa poteva succedere. Se solo il brand avesse avuto più denaro da investire…