Il campione del mondo in carica della Superbike ha un solo grosso cruccio in merito al suo passato in MotoGP. Ecco di cosa si tratta.
Alvaro Bautista sta vivendo una seconda giovinezza in sella alla Ducati V4 Panigale nel campionato mondiale delle moto derivate di serie. Nessuno avrebbe scommesso su una redenzione in un campionato che rimane tra i più competitivi in assoluto nel panorama delle due ruote. L’esperto rider avrebbe potuto vincere già al debutto in SBK in sella alla Rossa, ma fu beffato da Rea.
Nel 2022 nessuno si è potuto frapporre tra lo spagnolo e il trionfo mondiale. La casa di Borgo Panigale non vinceva dal 2011 dai tempi di un grande Carlos Checa. Il nativo Talavera de la Reina ora è il favorito assoluto per la conquista del secondo titolo di fila. Il vantaggio sui rivali storici Toprak Razgatlioglu e Jonathan Rea è piuttosto rassicurante e la V4 Panigale è la moto da battere.
Il classe 1984 sin da ragazzino aveva messo in mostra dei numeri importanti. Sulla carta avrebbe dovuto inserirsi nella top gen spagnola, ma dopo aver conquistato il titolo in classe 125 nel 2006 le pressioni aumentarono. Alvaro trascorse 3 anni in 250, con il secondo posto registrato nel 2008 e ben 9 anni in MotoGP. Erano anni in cui c’era un livello spaventoso.
Bautista capitò nel pieno dell’era dorata di Valentino Rossi, Casey Stoner, Jorge Lorenzo e, in seguito, Marc Marquez. Persino dei fenomeni come Dani Pedrosa e Andrea Dovizioso non riuscirono a conquistare il riconoscimento iridato. La vita è strana perché poche stagioni dopo sono saliti sul tetto del mondo centauri con un potenziale inferiore, come ad es. Joan Mir, nel 2020, su Suzuki.
Il rammarico di Alvaro Bautista
Il miglior risultato in carriera in top class Bautista lo registrò nel 2012 in Honda. Un quinto posto finale, condito anche da due terze posizioni a Misano e in Giappone. Stanco di lottare nel midfield, al termine del campionato 2018, decise di lasciare la MotoGP per sposare l’avventura in Superbike sotto l’effige della Ducati.
Nella classe regina lo spagnolo ha gareggiato in Suzuki, Honda, Aprilia e Ducati. In totale ha chiuso sul podio in 3 occasioni, non sfiorando mai la vittoria. Il discorso è cambiato, radicalmente, con l’arrivo nel campionato delle moto derivate di serie. Dopo essere andato ad un passo dal riconoscimento nell’anno del debutto, Alvaro decise di riprovarci in Honda, ma non fu una buona scelta. Il ritorno con la casa di Borgo Panigale gli ha aperto le porte della gloria.
Di recente è risalito in sella ad una Desmosedici in un test privato per prepararsi al meglio al GP di Malesia di MotoGP, tra il 10 e il 12 novembre, che correrà con una wild card. Circa la sua esperienza in top class, in una intervista riportata su Motosan, il campione della SBK ha dichiarato: “In MotoGP, più che gli infortuni, che sono un fattore, credo che forse non ero sulla moto giusta al momento giusto. Questo è l’unico rimpianto che ho. Ritengo che con una moto e un team ufficiale competitivo avrei potuto mettere in mostra qualcosa in più. Non dico assolutamente che avrei vinto il campionato, ma ritengo che avrei potuto far uscire un po’ di più il mio potenziale“.