Capita anche ai migliori di sbagliare di tanto in tanto: anche una casa produttrice italiana come Aprilia rinomata in tutto il mondo ha preso un bel pieno di legnate sul mercato con un modello che, sulla carta, avrebbe rivoluzionato del tutto il mondo delle motociclette di piccola cilindrata.
Capita che un marchio metta in vendita una motocicletta per poi pentirsene amaramente anche se, a conti fatti, una motocicletta che fa perdere soldi ad un brand fa sicuramente meno danni di un’automobile che richiede molto più tempo per essere progettata e messa in produzione. Il fiasco di Aprilia è stato così pesante che ancora non si sono ripresi!
Pioniere del genere
Fondata proprio al termine della Seconda Guerra Mondiale a Noale, frazione di Venezia, un po’ come tante altre case italiane produttrici di moto e motorette la Aprilia è sicuramente uno dei nomi più caldi del panorama delle due ruote italiane nonostante la concorrenza di tanti brand come Benelli, Ducati e Moto Guzzi che negli anni le hanno sicuramente dato filo da torcere.
La casa italiana è famosa un po’ in tutto il mondo per il suo stile unico, le sue motociclette veloci e le sue numerose partecipazioni coronate da diversi successi a competizioni internazionali di rilievo. Tuttavia, anche un marchio così importante, amato e di successo ha qualche scheletro nell’armadio. O meglio, qualche telaio che avrebbe fatto bene a non produrre.
Si parte male
Alla fine degli anni novanta la Aprilia aveva intenzione di stupire tutti i suoi appassionati inaugurando il nuovo millennio con una modernissima motocicletta turistica ad alte prestazioni che si sarebbe chiamata proprio Futura. Le premesse con cui la motocicletta venne presentata per la prima volta ai potenziali acquirenti non furono certo delle migliori in ogni caso.
Alla sua prima apparizione pubblica al MotorShow di Bologna del 2000 la motocicletta, caratterizzata da un grosso sellino posteriore avvolgente, ottiene più di uno sguardo storto convincendo il team di progettazione che vanta talenti come Pierluigi Marconi e Piero Arru a rivedere completamente il progetto per presentare una due ruote rivista ma in fin dei conti sempre con un’aria un po’ sgraziata – per i gusti dell’epoca – che sarebbe entrata in produzione come Aprilia RST1000 Futura. Ma cosa aveva di sbagliato questo modello a parte la linea?
Ignorata senza motivo
In realtà, a sentire chi ha potuto guidarla all’epoca e molti esperti, la motocicletta presentata dal marchio italiano andava benissimo su strada e anzi, con un motore a V con inclinazione di 60 gradi da ben 114 cavalli, risulta a mani basse una delle motociclette più potenti e divertenti da guidare su strada dell’anno in cui è uscita sul mercato. I problemi semmai sono stilistici!
Il problema della Futura al di là del primissimo impatto non certo ottimo con il pubblico era proprio la sua concezione troppo avanti per il periodo: la linea spigolosa, il modo in cui la motocicletta venne presentata e perfino la strumentazione a cristalli liquidi della Marelli che oggi farebbe un figurone in un qualsiasi video musicale vintage non piacquero proprio ai clienti abituali della casa che preferirono orientarsi su altre alternative.
Aggiungete un prezzo di ben 22 milioni di Lire dell’epoca che non era proprio accessibile a tutte le tasche per quell’epoca e avete il quadro completo di un fiasco che rimase sul mercato per appena tre anni soccombendo contro la concorrenza spietata di Honda e Suzuki che proponevano rivali più tradizionali ad un prezzo minore. Ad oggi la Futura è una interessante motocicletta da collezione con un prezzo che oscilla tra i 2.000 ed i 2.800 Euro: all’epoca purtroppo fu una disfatta economica senza precedenti.