Bocciatura pesante per alcuni dei modelli più diffusi. Una mazzata per chi li ha comprati, ma soprattutto per gli altri utenti della strada. Vediamo perché.
Le sorprese sono belle, ma ce ne sono alcune che non è per niente simpatico ricevere. Ne sanno qualcosa i proprietari di alcuni dei modelli di auto più diffusi, bocciati senza appello ad un test tecnico di grande importanza per la sicurezza, e la cui rilevanza non farà che crescere col tempo.
Che fare adesso? Già guidare in strada è rischioso. Ma soprattutto per gli utenti più a rischio, come i motociclisti, occorre prudenza, occorre prepararsi in anticipo e prevenire gli incidenti, nelle quali una due ruote ha quasi sempre la peggio.
Chi passa il duro test e chi no
Parliamo del test, che è stato condotto dall’Insurance Institute for Highway Safety americano e ha testato trenta auto e i loro sistemi di guida autonoma, con risultati preoccupanti per il mondo delle moto.

Sette vetture hanno completamente fallito la prova riconoscimento. Non vedono la moto, di conseguenza non riescono ad evitare l’impatto che può avere esiti fatali. Anche le altre macchine non brillano: quelle classificate “accettabili” hanno evitato l’urto solo a 50 km/h, fallendo quando la velocità saliva a 70 km/h.
Nella lista dei promossi con valutazione “buona” troviamo Acura ZDX, BMW X5 e X6, Cadillac Lyriq, Chevrolet Blazer EV, Genesis GV80, Honda Prologue, Hyundai Santa Fe, Kia EV9 e Sorento, Lexus NX, Subaru Forester, Toyota Camry, Crown Signia e Tacoma.
La Mercedes Classe E ottiene lo stesso voto, però solo con un sistema opzionale a pagamento. Senza questo extra, scende nella categoria “accettabile” insieme a Genesis G80, Honda HR-V, Hyundai Sonata, Jeep Wagoneer e Mazda CX-50.
Bocciatura netta per Audi Q7 e Q8, Buick Envista, Chevrolet Tahoe e Trax, Kia Seltos e Nissan Altima. I loro sistemi hanno ricevuto un secco “scarso”.
David Harkey, presidente dell’IIHS, non usa giri di parole: “Prevenire incidenti ad alta velocità con le moto resta una sfida per molti sistemi”. E aggiunge un punto fondamentale: “I motociclisti hanno protezioni molto inferiori rispetto a chi viaggia in auto“.
La situazione crea un cortocircuito pericoloso. Gli automobilisti si fidano sempre più della tecnologia, rischiando anche di abbassare il livello di attenzione. Ma i sistemi non vedono quello che dovrebbero vedere, e soprattutto non riescono a vedere bene una moto. È evidente il pericolo estremo, e in costante crescita. A chi gira in moto non resta che moltiplicare la prudenza.