In Italia si sta verificando una situazione davvero spiacevole, oltre che pericolosa, che riguarda molti motociclisti. Correre ai ripari al più presto è fondamentale.
La passione per la due ruote unisce tantissimi automobilisti di tutte le età, spesso anche senza grandi distinzioni di sesso. Anzi, questa può essere a volte un collante importante per una coppia, che può approfittarne per organizzare qualcosa insieme come una gita fuoriporta e avvertire così ancora di più l’aria nel corso del viaggio.
Agire con cautela non può però che essere indispensabile, ben sapendo di poter contare, a differenza dell’auto, esclusivamente sul casco come fonte di protezione principale se dovesse esserci una caduta. Nell’ultimo periodo, però, in Italia si sta verificando in maniera sempre più frequente una situazione davvero spiacevole, che non può essere sottovalutata.
Tanti motociclisti sono a rischio
Per i motociclisti stare lontano dalla loro moto è quasi impossibile, non a caso appena le temperature sono più clementi non esitano a salire in sella sulla loro due ruote e la usano anche solo per pochi chilometri. Chi è loro vicino non sempre prende bene questo modo di fare perché possono temere che possa accadere qualcosa di brutto, con la convinzione che il casco possa essere una protezione importante ma non sufficiente.
Questa teoria può essere suffragata da un dato che non può essere sottovalutato. I veri centauri, infatti, sono spesso dotati dell’abbigliamento per permettere loro di viaggiare in sicurezza, ma parte di quello che troviamo in commercio non è sempre l’ideale. Parte dei capi disponibili non risultano essere del tutto regolari: su alcuni di questi viene applicata l’etichetta CE, che può essere facilmente reperita sul libero mercato, ma spesso manca la dichiarazione di conformità, come ha sottolineato a dueruote.it Franco Gatto, che si occupa di questo in una realtà fondamentale come Dainese.
Verificare la presenza dell’etichetta non basta, è determinante controllare sul sito internet del produttore l’esistenza della dichiarazione. I regolamenti prevedono che questo accada, ma nonostante questo c’è chi non li rispetta.
Una situazione da non sottovalutare
A differenza del passato, per quanto riguarda l’abbigliamento che dovrebbe essere utilizzato da tutti i motociclisti è in vigore la normativa EN 17092, che prevede regole ben precise per giacche, tute e pantaloni tecnici. Prima che entrasse in vigore, era compito delle aziende produttrici certificare quello che realizzavano, ora invece tutto avviene in modo più scrupoloso, o almeno così dovrebbe essere.
La strada da percorrere è però ancora più complessa per gli airbag, che porterà all’ideazione di uno standard comune, il 1621/5, ma che difficilmente entrerà in vigore prima del 2025 o del 2026. L’idea è quella di pensare a una regola valida in tutta Europa, cercando di compensare tra la rigidità che vorrebbero gli italiani e le teorie meno dure che sembrano andare più in voga in realtà come la Francia.
È importante ridurre le situazioni di “falso positivo”, ovvero quelle in cui l’airbag effettivamente si apre, ma quando non dovrebbe essere necessario, come accade quando si finisce in una buca presente in strada. Se si vuole davvero essere efficaci, è fondamentale regolamentare i crash test, esattamente come per le auto, che non hanno però un costo inferiore in genere ai 20 mila euro. Non si può quindi che agire cercando di trovare soluzioni meno onerose sul piano economico, ma davvero funzionali.