Giacomo Agostini è il pilota più vincente di sempre nella storia del MotoMondiale, ma ancora oggi ricorda quel pazzesco spavento.
Ci sono dei piloti che non solo riescono a diventare delle leggende nella propria competizione, ma hanno la forza per ergersi come dei veri e propri simboli a livello mondiale. Giacomo Agostini fece sì che il motociclismo in Italia diventasse sempre più seguito, con il camuno che dominò a destra e a manca per un decennio.
Il suo binomio con la MV Agusta fu leggendario e gli diede modo di vincere a ripetizione i Mondiali più importanti, ovvero quelli della Classe 350 e soprattutto della Classe 500. Allora si poteva ancora gareggiare in due competizioni differenti e “Ago” fu straordinario in quelle stagioni, vincendo a ripetizioni gare su gare.
Nella Classe 500 vinse tutte le gare delle stagioni dal 1968 al 1970 e fece notizia quando nel 1971 dovette ritirarsi in Italia, dopo aver vinto anche in quel caso le prove del Mondiale. Fu molto simile l’andamento nel 1972, con la sua MV Agusta che dovette alzare bandiera bianca in Jugoslavia, prima di imporsi in tutte le altre prove, vincendo così il settimo titolo mondiale consecutivo della classe regina.
Nel 1972 però si stava stagliando una grande novità nel mondo delle gare a due ruote, infatti c’era chi voleva provare in qualche modo a contrastare il dominio di Agostini e della MV Agusta. Non si trattò di un colosso giapponese, italiano o inglese, ma fu la Konig a ergersi come la nuova forza delle corse, con una novità davvero interessante.
Quell’anno iniziò a farsi conoscere al mondo intero la Konig di un pilota tuttofare, come non era raro per i tempi: Kim Newcombe. Nato in Nuova Zelanda era uno dei degni successori dei grandi piloti oceanici di quegli anni, che si erano prettamente fatti conoscere in F1 con i vari Jack Brabham (australiano), Danny Hulme e Bruce McLaren (entrambi neozelandesi).
Newcombe sfida Agostini: la lotta tra Konig e MV Agusta
L’intento di Newcombe era quello di sfidare la MV Agusta con una Konig 500. Questa moto montava un motore 4 cilindri boxer longitudinale, una rivoluzione assoluta nel mondo delle corse. La decisione avvenne per poter consentire a questa due ruote di presentare un baricentro basso. Inoltre poteva sfruttare un peso molto minore rispetto alla moto italiana.
In totale la Konig 500 poteva erogare fino a un massimo di 85 cavalli. Nel 1972 iniziò a ottenere qualche buon risultato grazie al terzo posto ottenuto al Nurburgring e a Sachsenring, nella Germania Est. Nel 1973 però aveva tutte le intenzioni di lottare per il titolo mondiale. Inizialmente la MV Agusta di Agostini che sembrò maledetta nelle prime tre gare, tanto da ritirarsi in tutte quante le prove.
Andò un po’ meglio al compagno di squadra del lombardo, con Phil Read che vinse in Germania e ottenne un secondo posto in Francia. Newcombe invece provava a farsi strada con un terzo posto in Austria. Il momento migliore arrivò in Jugoslavia, quando la sua Konig ottenne la Pole e vinse la gara avvicinandosi così a Read. Il britannico era superiore e vinse il Mondiale, ma purtroppo Newcombe non terminò la stagione.
L’11 agosto corse a Silverstone per una prova non valida per il MotoMondiale. La voglia di lottare lo portò a dare il massimo e un problema ai freni gli causò un violento schianto contro il muretto portandolo alla morte. Un tragico evento che ha tolto dalla storia delle corse un giovane grande campione.