Incredibile confessione sul destino di Valentino Rossi: nessun tifoso può davvero pensare che sia vero, eppure la frase è chiara
Ci sono due modi di vivere il presente di Valentino Rossi, che ha solo lasciato da un anno e mezzo il mondo del Motomondiale ma in fondo è ancora presente soprattutto con i suoi piloti.
Il primo è quello di omaggiarlo, perché uno come lui con quello che ha realizzato in 26 lunghi anni di carriera e con la popolarità che ha raggiunto lo merita. Così dopo essere già entrato di diritto nella Hall of Fame della disciplina, ora ci pensa il suo paese natale.
Nessuno, fino a quando ha debutttato nel Mondiale, se non i suoi abitanti conosceva Tavullia. Con lui, un po’ come Zocca per Vasco Rossi, invece il borgo marchigiano è diventato oggetto di culto e meta di pellegrinaggi da parte dei tifosi.
Non a caso in paese è stato appena inaugurato un grande murale che raffigura il “Dottore” e il prossimo 19 maggio la sindaca, Francesca Paolucci, gli consegnerà le chiavi della città. Un modo concreto per ringraziare un atleta che non ha mai rinnegato le sue origini, vive ancora qui e si sente profondamente legato alla sua terra.
Addio Valentino Rossi, confessione clamorosa
Ma poi c’è un altro modo per pensare a Rossi lontano dalle corse, quello di cancellarlo. Ovvio, quello che ha lasciato nella sua lunga carriera rimarrà per sempre, un po’ come è successo con Michael Schumacher e come succederà con Lewis Hamilton nella Formula 1.
Gli spagnoli però non hanno mai digerito fino in fondo la figura guascona e irriverente di Valentino, il pilota che li ha spesso bastonati e che correva con una mentalità diversa dalla loro. Non c’è dubbio che il Motomondiale esistesse ben prima di lui e che Giacomo Agostini abbia fatto anche più di lui. Non c’è dubbio che ci sia sempre da guardare avanti e così, come la 500 si era trasformata in MotoGP, oggi ci sia da ragionare sui weekend con le Sprint Race.
Ma intanto è sotto gli occhi di tutti che dalla pandemia in poi mentre la F1 si è risollevata in fretta e oggi produce numeri record anche a livello di pubblico, per le moto non è così. Ci sono Case che hanno deciso di andarsene, come Suzuki, e altre che faticano a portare 4 moto in pista, come Yamaha.
Ci sono sponsor importanti che hanno abbandonato, come Petronas. E ci sono anche i vuoti sugli spalti. Lo scorso anno sia al Mugello che a Misano non è stato registrato il tutto esaurito come era ai tempi di Rossi, mentre a Imola e Monza per la Formula 1 sì.
C’è tutto questo sul piatto ma Carmelo Ezpeleta, amministratore delegato Dorna che organizza il Mondiale così come con la Superbike, non se ne accorge. O meglio, finge di farlo perché poi è il primo a dover far tornare i conti.
L’introduzione della Sprint Race al sabato è stata un’idea sua, per fermare l’emorragia di ascolti e ricavi. Un po’ l’ha copiata dalle SBK, molto dalla Formula 1 anche se ha deciso di proprorla in tutti i weekend e per ora funziona.
Il conto economico però ancora non torna, ma lui nega e ribalta. Così è bastata la domanda di un collega italiano, che ha parlato di presunte perdite pari a 130 milioni negli ultimi tre anni dovute alla pandemia ma anche all’addio di Rossi per scatenarlo.
“Valentino mi manca, ma solo come amico. La sua partenza non ci ha fatto perdere un centesimo. Mi ricordo il casino che aveva fatto quando siamo passati dalla 500 alla MotoGP, anche se la nostra relazione era fantastica. Alla fine, chi aveva ragione? Però Valentino di qualche anno fa avrebbe dato spettacolo con queste nuove regole”, ha concluso il manager iberico.
Parole che ai tifosi di Rossi non sono piaciute, perché resta innegabile quello che ha fatto lui per tenere sempre alto l’interesse del pubblico verso il Motomondiale. Ezpeleta però finge di non saperlo.