Brutte notizie per gli appassionati di MV Agusta, arriva l’annuncio: “Non è più strategico”. Ecco cosa sta succedendo.
Ad ogni appassionato di moto non può che stare a cuore un marchio come MV Agusta, una vera leggenda delle due ruote del nostro paese, eccellenza assoluta per bellezza dei suoi modelli e prestazioni e da quasi 80 anni protagonista assoluta del settore. L’azienda, parte del gruppo Pierer, si trova a subire gli strascichi della difficile situazione di KTM, e gli sviluppi che sarebbero emerse dalle dichiarazioni delle ultime ore non sarebbero le migliori.
Qualche giorno fa, dall’azienda italiana avevano fatto sapere di avere in mente solo un obbiettivo: quello di tornare presto a fare le moto più belle al mondo e lasciarsi alle spalle quanto prima questa situazione. Una rassicurazione e una manifestazione di intenti anche per i lavoratori del nostro paese, che hanno seguito con apprensione e preoccupazione la situazione, e per i sindacati che sono intervenuti a sostenere la loro causa. Adesso nuovi retroscena sono emersi sulla situazione, e il quadro che ne emerge non è dei più semplici.
Come riportato da InSella, dall’incontro tra i rappresentanti dei lavoratori e quelli della proprietà austriaca non sarebbero emerse buone notizie: “Al termine dell’incontro tra le parti sindacali e i rappresentanti di KTM, è stato comunicato che MV Agusta non è più considerata un asset strategico” si legge nella nota. L’azienda italiana, dunque, si trova a dover rimettere in piedi la parte organizzativa in autonomia, non facendo più affidamento sugli austriaci come avveniva sino a poco fa. “Si sta avviando una trattativa per riportare la produzione all’interno dell’azienda” continua. Riorganizzare tutto, dal marketing alla distribuzione e vendita, non è impresa semplice.
MVAugusta, però, non intende certo fermarsi e ha già pronti gli obbiettivi da raggiungere, prima di tutto vendere le 2.000 moto rimaste, e poi produrre 3.000 modelli nel 2025 a partire da marzo (tempistiche necessarie per realizzare il piano di rimettere in moto la macchina aziendale). Per la casa italiana, insomma, inizia un periodo di autosostentamento. Tra i nodi, chiaramente, anche la gestione tutt’altro che banale dei 200 lavoratori dello stabilimento. “Sul fronte occupazionale, si richiede il sostegno di tutti con un piano di solidarietà al 80%, oltre alla gestione degli esuberi su base volontaria” si legge. La speranza è che l’azienda possa ripartire presto e in grande stile, riportando in alto il blasone di uno dei marchi più gloriosi della storia italiana delle due ruote.