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Addio allo storico motore: dopo 30 anni non si troverà più, mazzata per gli appassionati

Un pezzo di storia dell’auto sta per andare in pensione, lasciando un vuoto nel cuore degli appassionati di motori che ne hanno apprezzato il carattere unico.

Il rombo inconfondibile del VR-6 Volkswagen ha accompagnato intere generazioni di automobilisti. Un motore che ha fatto sognare, che ha dato carattere a modelli indimenticabili, che ha rappresentato per molti il primo approccio con le alte prestazioni.

VR-6 Volkswagen dice addio – nextmoto.it

La sua storia è iniziata nel 1991, quando il mondo dell’auto era diverso, più romantico forse, sicuramente meno attento ai consumi e alle emissioni. Era un’epoca in cui i motori si sceglievano ancora con il cuore, quando il sound di un propulsore poteva far innamorare a prima vista. Il VR-6 è stato proprio questo: un motore dal carattere forte, capace di regalare emozioni pure.

L’ultimo atto di una leggenda meccanica

La sua architettura particolare, a metà strada tra un V6 e un sei cilindri in linea, lo rendeva unico nel panorama automobilistico, come un attore capace di interpretare ruoli diversi mantenendo sempre la propria personalità.

VR-6 Volkswagen (Europarts) nextmoto.it

Il sipario è calato il 12 dicembre 2024. L’ultimo VR-6 è uscito dalla catena di montaggio dopo 34 anni di onorato servizio. Quasi due milioni di esemplari prodotti, ognuno con una storia da raccontare. Ha dato voce alla sportiva Corrado, ha fatto cantare il Maggiolino, ha spinto con eleganza la lussuosa Phaeton. Si è dimostrato così versatile da trovare spazio persino nei camper Winnebago, dove il suo carattere affidabile lo ha reso un compagno di viaggio ideale.

La vera magia di questo propulsore stava nella sua capacità di adattarsi. Come un musicista che sa suonare diversi strumenti, il VR-6 ha saputo dare il meglio in ogni situazione. Ha fatto da base per il possente W12 di Bentley, ha ispirato il rarissimo W8 del Passat, è arrivato persino a generare il mitico W16 delle Bugatti Veyron e Chiron. Nel 2009, quasi in segreto, gli ingegneri Volkswagen ne hanno creato una versione speciale per un prototipo di Golf: 463 cavalli di pura potenza, un canto del cigno mai andato in produzione.

Ma i tempi cambiano, e anche le leggende devono cedere il passo. I moderni quattro cilindri turbo hanno preso il sopravvento, più efficienti, più leggeri, più economici da produrre. Come un vecchio leone che si ritira nella savana, il VR-6 ha visto ridursi gradualmente il suo territorio. Prima l’addio all’Europa a metà degli anni 2010, poi il congedo dal mercato americano con l’ultima Atlas del 2023. Solo in Cina ha resistito fino all’ultimo, nascosto sotto il cofano di modelli come il Talagon.

Oggi, mentre l’ultimo esemplare viene assemblato, non si può fare a meno di pensare a quanto questo motore abbia rappresentato. Non è solo un pezzo di meccanica che va in pensione, è la fine di un’era in cui i motori avevano un’anima, un carattere distintivo, una voce inconfondibile. Il VR-6 ci lascia così, in silenzio, portando con sé un pezzo di storia dell’automobile che non tornerà più.